Si parla molto del valore degli open data nel contesto economico nazionale ed Europeo.
Gli studi Europei più recenti parlano nell’arco di tempo 2016-2020 di un economia diretta pari a 325 miliardi di euro.
Organizzare i dati pubblicati con licenze open significa accelerare i processi di riuso e sviluppare l’infrastruttura necessaria perché si possano raggiungere gli obbiettivi attesi in termini di impatto economico e sociale.
Nel quinquennio 2016-2020 con gli open data ci si aspetta di creare 25.000 nuovi posti di lavoro.
I metadati che descrivono i dati sono alla base dell’infrastruttura nazionale degli open data.
Oggi, un gruppo di lavoro in AgID con il quale collaboriamo ha pubblicato il profilo che descrive con quali metadati devono essere pubblicati i dataset in Italia. Il lavoro è risultato di un’iniziativa Europea che si basa su un vocabolario standard promosso dal W3C: il DCAT ed ora utilizzato dai Paesi dell’Unione. I metadati ci consentono ad esempio di descrivere la frequenza di aggiornamento dei dati, il tema trattato e molte altre informazioni utili, che sono descritte attraverso una sintassi standardizzata ed interoperabile.
Avere uno standard internazionalmente riconosciuto a livello nazionale per pubblicare dati è un “giant leap” nell’economia digitale di questo Paese. Complimenti.
Il profilo standard è pubblico e si può partecipare alla fase di consultazione direttamente dal sito dati.gov.it all’indirizzo: http://www.dati.gov.it/consultazione/dcat-ap_it – trovate inoltre in formato visivo l’ontologia del DCAT-AP_IT.
Alla prossima puntata!